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BAMBINA Come il bambino, così la bambina, nei primi anni di età lotta per la sopravvivenza, per essere riconosciuta come persona. Non sempre è facile, perché parte svantaggiata. E’ il maschio che ha sempre il primo posto, che ha tutti i diritti, che deve essere fatto andare avanti, che è la speranza di riuscita per la famiglia. E questo lo si vede in tanti settori della società. Anche la bambina va a scuola, come il bambino. Ma la maggior parte verrà bloccata dopo la scuola elementare (primaria), perché la mamma le chiederà di rimanere a casa per badare ai fratellini e sorelline, visto che lei deve andare a lavorare nei campi, al mercato e tante altre cose che le mamme fanno. E’ raro vedere il padre che aiuti la mamma (ma per fortuna, ci sono anche le eccezioni). Il marito, se ha un lavoro e uno stipendio, spesso e volentieri lo tiene per sé, per soddisfare i suoi desideri e non lascia niente in casa. La moglie si deve arrangiare. Oltre a badare ai più piccoli, la bambina dovrà pensare alle faccende di casa: andare al fiume (o alla fontana, se nel villaggio è stato costruito un acquedotto) a prendere l’acqua per cucinare e per lavare le stoviglie, per pulire gli ambienti della casa e…per lavarsi. Aiuterà la mamma nel lavoro dei campi, nel pilare la manioca, nel preparare il cibo. E come la mamma, sarà l’ultima a gustare il cibo preparato. Se poi ha qualche handicap fisico, avrà la vita ancora più difficile (spesso viene vista come un peso inutile e a volte lasciata lungo la strada a mendicare). Crescendo, dovrà prepararsi a un futuro matrimonio (non le si chiederà se è d’accordo), perché dovrà essere oggetto della dote, versata dalla famiglia del futuro marito. Se poi, qualcuna ha un’avventura con qualche ragazzo e rimane incinta, viene catalogata come ragazza 5.9.1.0 (cioè: 5 minuti di piacere, 9 mesi di gravidanza, 1 figlio, 0 padre, cioè nessun ragazzo riconoscerà la paternità). Insomma anche per loro c’è da fare un cammino nella dignità della donna. In altri paesi del mondo, abbiamo sentito cosa si fa per impedire il rispetto loro dovuto (mutilazioni, tentativi di avvelenamento nelle scuole, imposizione del velo, divieto di uscire di casa, niente musica e danza,ecc.). Ma sono coraggiose e con l’aiuto delle suore e di volontarie, riusciranno ad essere considerate persone con i Come il bambino, così la bambina, nei primi anni di età lotta per la sopravvivenza, per essere riconosciuta come persona. Non sempre è facile, perché parte svantaggiata. E’ il maschio che ha sempre il primo posto, che ha tutti i diritti, che deve essere fatto andare avanti, che è la speranza di riuscita per la famiglia. E questo lo si vede in tanti settori della società. Anche la bambina va a scuola, come il bambino. Ma la maggior parte verrà bloccata dopo la scuola elementare (primaria), perché la mamma le chiederà di rimanere a casa per badare ai fratellini e sorelline, visto che lei deve andare a lavorare nei campi, al mercato e tante altre cose che le mamme fanno. E’ raro vedere il padre che aiuti la mamma (ma per fortuna, ci sono anche le eccezioni). Il marito, se ha un lavoro e uno stipendio, spesso e volentieri lo tiene per sé, per soddisfare i suoi desideri e non lascia niente in casa. La moglie si deve arrangiare. Oltre a badare ai più piccoli, la bambina dovrà pensare alle faccende di casa: andare al fiume (o alla fontana, se nel villaggio è stato costruito un acquedotto) a prendere l’acqua per cucinare e per lavare le stoviglie, per pulire gli ambienti della casa e…per lavarsi. Aiuterà la mamma nel lavoro dei campi, nel pilare la manioca, nel preparare il cibo. E come la mamma, sarà l’ultima a gustare il cibo preparato. Se poi ha qualche handicap fisico, avrà la vita ancora più difficile (spesso viene vista come un peso inutile e a volte lasciata lungo la strada a mendicare). Crescendo, dovrà prepararsi a un futuro matrimonio (non le si chiederà se è d’accordo), perché dovrà essere oggetto della dote, versata dalla famiglia del futuro marito. Se poi, qualcuna ha un’avventura con qualche ragazzo e rimane incinta, viene catalogata come ragazza 5.9.1.0 (cioè: 5 minuti di piacere, 9 mesi di gravidanza, 1 figlio, 0 padre, cioè nessun ragazzo riconoscerà la paternità). Insomma anche per loro c’è da fare un cammino nella dignità della donna. In altri paesi del mondo, abbiamo sentito cosa si fa per impedire il rispetto loro dovuto (mutilazioni, tentativi di avvelenamento nelle scuole, imposizione del velo, divieto di uscire di casa, niente musica e danza,ecc.). Ma sono coraggiose e con l’aiuto delle suore e di volontarie, riusciranno ad essere considerate persone con i Oliviero Ferro

Aventura misionera Fue en noviembre del año 2017 cuando viaje a mi nuevo destino de misión: Colombia. Tras haber servido a la Región de México en: Zapopan y Mazatlán, me destinaron a emprender la aventura misionera en mi mismo Continente. Se me pidió ir a colaborar en la Animación Misionera y Vocacional con los jóvenes y ayudar a la Iglesia local a reavivar su compromiso misionero. “Amañado” Apenas llegué a Colombia, participé a una asamblea de la Región Javeriana, me sirvió para conocer a los hermanos de aquella Región. Desde el inicio me he sentido integrado “amañado” como allá se dice, buena apertura por parte de los javerianos que me hicieron sentir como en casa. A los pocos días de haber llegado, se me pidió hacer un curso de inducción de aminación juvenil y vocacional de dos meses en la ciudad de Bogotá. La experiencia fue muy positiva y compartimos los retos que nos esperaban a los que participamos en el curso, el cual me permitió conocer la cultura y el ambiente juvenil del país. Seminario y parroquias Terminado el curso de inducción, fui destinado por mi superior a nuestro seminario en Medellín -con los “paisas” así les llaman- donde aún continúo trabajado. Atendemos también, una capilla que se encuentra al lado del seminario, colaboramos en el ministerio de algunas parroquias de la ciudad, en reuniones de arciprestazgo y participamos en las reuniones del presbiterio.   Hasta hace unos meses, contábamos con tres parroquias en Colombia en: Bogotá, Cali y Buenaventura, sólo que entregamos la parroquia de Buenaventura al obispo de esa diócesis y nos retiramos los javerianos, quedamos sólo en tres comunidades.   Sorprendente En la comunidad de Medellín, somos tres padres javerianos de nacionalidades diferentes: Italia, Indonesia y México. Lo sorprendente es que, desde hace más de cinco años no ha habido seminaristas en nuestro seminario, es algo que me ha costado asimilar. No obstante, nuestra comunidad está abierta para recibir grupos de formación, oración y celebración de las Eucaristías. Con la llegada del P. Jimmy (de Indonesia) recién ordenado y muy emprendedor, buscamos retomar la animación misionera y vocacional que se había hecho en el pasado, pero debido a la pandemia se dejó. Con la ayuda de Dios y el compromiso comunitario, tenemos la esperanza de llevar adelante la finalidad de nuestra presencia en Colombia: la Animación Misionera y Vocacional.

Brescia, città illuminata La capitale italiana della cultura è una città designata ogni anno dal Ministero della cultura e scelta da una commissione di sette esperti, nominata dallo stesso ministero. Per dodici mesi, la designata ha la possibilità di mettere in mostra la sua vita e il suo sviluppo culturale. Il progetto della capitale italiana della cultura è nato nel 2014 da un’idea dell’allora ministro per i beni e le attività culturali, Dario Franceschini, a seguito della proclamazione di Matera a Capitale europea della cultura 2019.​ Lo sappiamo bene, Brescia con Bergamo è Capitale della cultura 2023. Dopo l’inaugurazione ufficiale di gennaio, le due città stanno celebrando un anno speciale con l’obiettivo di “valorizzare i beni culturali e paesaggistici” e di “migliorare i servizi rivolti ai turisti”. “La città illuminata” è il titolo del Dossier Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. Ed è la prima volta che Capitale italiana della Cultura non è una sola città, ma due che lavorano insieme.  Il Dossier si articola in quattro aree: cultura come cura (per una memoria condivisa e uno sguardo di speranza verso il futuro); città natura (per riflettere sul rapporto tra spazi urbani e spazi naturali, una delle grandi sfide per rendere le due città più verdi e sostenibili); città dei tesori nascosti (per ripensare, reinterpretare e riprogettare il rapporto con i patrimoni culturali di entrambi i territori); città che inventa (progetti che raccontano la grande capacità inventiva e realizzativa del reparto manifatturiero caratteristico di questi luoghi). Nell’area Città dei tesori nascosti rientra perfettamente la chiesa di S. Cristo, gestita dai saveriani di Brescia. Sono tantissime le persone che stanno facendo visita a questo gioiello. Nei fine settimana il Touring Club organizza visite guidate, mentre durante la settimana gli stessi saveriani si prestano per accompagnare le persone interessate. P. Filippo Rota Martir ha curato una guida sintetica alla visita della chiesa “Alla scoperta di san Cristo”, tratto dal volume “San Cristo-Santissimo Corpo di Cristo”, opera del compianto p. Giuseppe Tanfoglio. Nella prefazione della guida, il sindaco Del Bono e il Presidente del Consiglio Comunale Roberto Cammarata hanno scritto: “Entrando nella chiesa, il visitatore è immediatamente catturato dalla grandiosità e dal fascino del ciclo di affreschi di Benedetto da Marone, una vera e propria storia illustrata della Salvezza; un impianto pittorico che, con ragione, ha fatto guadagnare a San Cristo il titolo di Cappella Sistina bresciana… I missionari Saveriani, che da oltre 60 anni gestiscono il convento hanno voluto così condividere con la città il loro amore per questo luogo tanto affascinante”.     Da studentessa-lavoratrice bresciana, sono rimasta piacevolmente sorpresa dagli eventi realizzati e organizzati in modo eccellente dai tanti lavoratori e volontari per presentare ai visitatori italiani e stranieri le potenzialità del nostro paese in modo affascinante, curioso e divertente. Questo evento non solo ha dato modo di presentare la nostra città a chi non la conosceva, ma ha incoraggiato noi bresciani a dare il nostro meglio per la ripresa, anzi per la rinascita, dopo il dolore causato dalla terribile pandemia. Nicole Spini

A Missa com 50 mil fiéis em Kossuth Lajos, em Budapeste, e a oração do Regina Coeli com forte apelo pela paz na Europa. Á tarde, o último encontro, com o mundo acadêmico e cultural na Faculdade de Informática e Ciências Biônicas da Universidade Católica “Péter Pázmány”. Em seguida, a cerimônia de despedida no aeroporto e a partida para Roma. Neste vídeo, você confere não só os compromissos do terceiro e último dia da 41ª Viagem Apostólica, mas todos os principais momentos!

BAMBINO Nascere in Africa è tutta un’avventura. Quando la mamma sente che è il momento, va all’ospedale o al dispensario (piccolo ospedaletto), dove rimane per il tempo necessario per il parto. Subito dopo, ritorna a casa e continua i suoi lavori, Lascia il bambino piccolo in custodia alla figlia più grande (che avrà dovuto lasciar la scuola per fare questo) e torna ai suoi lavori. Il padre? Beh. Ha altre cose da fare…Il piccolo cresce giorno dopo giorno con i fratelli e sorelle. La mamma lo allatta fino a quando può. Poi dovrà comperare il latte in polvere (che ha il suo prezzo ed è lei che deve pensarci. Il marito…lasciamo perdere). Poi comincerà a dargli da mangiare il bugali (la manioca; una specie di polentina). E’ poco nutriente, ma è quello che c’è (scordatevi omogeneizzanti e cose varie. Tutto ha un prezzo). E crescendo il bambino, dovrà lottare per sopravvivere. C’è sempre la malaria in agguato e spesso è lei che vince e allora cosa fare? Se si può, si cercano le medicine (spesso le flebo, che danno un buon guadagno al medico!). Altrimenti, ci si mette nelle mani di Dio. Se riesce a superare, la malattia, comincerà ad andare a scuola e la mamma dovrà comprargli il minimo (uniforme, cartella, qualche quaderno, matita…) e qualche soldino per la merenda del mattino. E giorno dopo giorno, crescerà. Naturalmente il pasto principale sarà verso sera, quando lei tornerà dai campi. A casa, poi, ognuno, dovrà fare la sua parte, per tenerla in ordine(pulire il cortile, aiutare le sorelle in tutte le incombenze, andare a cercare la legna per il fuoco..). Ci sarà anche il tempo per fare i compiti e anche giocare con gli amichetti del vicinato. Partecipa anche alla vita della parrocchia nei gruppi di ragazzi (tipo ACR o ACE: azione cattolica dei bambini). E quando sente uno strumento suonare, allora sì che è uno spettacolo, vederli danzare. Dopo aver  terminato la scuola primaria (elementare), comincerà le scuole superiori. Il problema è sempre il solito: chi paga le forniture scolastiche? Il padre si disinteressa spesso, tutto ricade sulle spalle della mamma. In più, di solito il mese di agosto, andrà a lavorare e a visitare i parenti, per avere del denaro per contribuire, non solo per i quaderni e altro, ma anche per pagare le tasse scolastiche. Succede anche che i ragazzi più grandi andranno ad abitare da qualche zio lontano che in cambio dell’alloggio, lavoro e cibo, darà una mano per le spese (spesso sono sfruttati e non possono ribellarsi, altrimenti vengono spediti a casa). Crescendo, nelle scuole superiori, ci saranno i problemi che si trovano anche qui da noi (droga, corruzione e difficoltà a integrarsi in un ambiente, soprattutto in città, che non è quello del villaggio o della propria tribù). Non sempre i sogni si realizzano e allora si cerca altrove (vedi molti minori non accompagnati che partono sui barconi e vengono in Europa). Oliviero Ferro

MEZZA BIRRA "EVANGELICA" Un nuovo modo di evangelizzare, di farsi vicino a chi è un po’ lontano. Se non vengono in chiesa, la chiesa va da loro. E’ la geniale idea di don Totoni, parroco di Bitti, in Barbagia (Sardegna). Come Gesù che andava dove c’era la gente, così il parroco (già missionario in Argentina) si è detto che la gente che frequenta i bar di Bitti (24!), ha bisogno di una “rinfrescata” di Vangelo. L’accoglienza di questa iniziativa (iniziata nel 2022) è stata vista positivamente dai partecipanti (da un minimo di 10 fino a 20-25, ogni sera alle 19). Lo scorso anno don Totoni ha parlato del Gesù storico, partendo dalla domanda “la gente cosa pensa, cosa dice che io sia?”. Gesù è ancora vivo, mente i grandi personaggi della storia sono passati. Lui ha mostrato un nuovo modo di vivere “la fraternità universale” (vedi “Fratelli tutti” di papa Francesco). E’ un’idea rivoluzionaria ai suoi tempi, soprattutto riguardo alle donne e ai bambini. Ha dato importanza a ogni singola persona. Si potrebbe dire che è stato il primo “sindacalista” della storia che si occupa delle persone povere, in particolare delle vedove e degli orfani. Quest’anno invece il tema è stata la Resurrezione di Gesù, perché io credo che Gesù è risorto ed è vivo in mezzo a noi. E per affermare questo, ha portato tre elementi che ci possono far riflettere. 1. La TOMBA VUOTA (Lc 24,1-10). Come mai Gesù non è più nel sepolcro?. 2. I TESTIMONI (Mc 16,9-14). Dichiarano di averlo visto vivo e la loro vita è trasformata, dopo l’incontro con Lui. 3. CAMBIAMENTO (Prima avevano paura, ora dicono a tutti che Gesù è vivo e arrivano a donare la loro vita per lui, nel martirio). Certo la resurrezione rimane un fatto di fede. Ci fidiamo di Lui, anche se è difficile. E quindi l’esperienza di chiesa nell’incontro settimanale dell’Eucarestia (la domenica, giorno del Signore) ci dà forza per testimioniarLo a tutti. Gesù ci propone il grande comandamento dell’amore (Gv 15,12: amatevi come io vi ho amato), e lo vediamo nella croce (Gv 15,13: non c’è amore più grande di chi da la vita). Dopo tre quarti d’ora di catechesi, seguita con attenzione, si è concretizzato anche l’altra parte del titolo: si è passato a condividere l’invito (mangiare e bere…birra). Una bella esperienza che può aiutare ad andare incontro a chi, per motivi vari, non ha tempo-voglia-entusiasmo di riflettere sulla fede ricevuta che deve diventare testimonianza. (p.Oliviero) Oliviero Ferro

Chi è stato per me fr. Angelo Fumagalli Testimonianza letta, alle esequie del 27 aprile 2023 nel Santuario S. Guido M. Conforti, Parma dal Signor SARTORI GIANPIETRO (Volontario laico al IV° piano della Casa Madre da più di 20 anni). Per commemorare la vita di Fratel Angelo Fumagalli parto da uno degli insegnamenti di San Guido Conforti il quale afferma : “I disegni di Dio sono disegni di bontà e di amore per il fratello, non possono fallire e per questo Gesù lascia su questa terra uomini formati dal suo potere e dalla sua autorità a cui affidare il mandato di continuare l’opera grande da lui iniziata. » Chi era Fratel Fumagalli? Non un uomo di grandi omelie, non grandi proclami, non grandi asserzioni, ma un uomo e religioso dallo spirito pratico che con grande umiltà e con grande fatica ha saputo donare se stesso agli altri. La procura era la sua casa, i container che lui riempiva di ogni bene la edificavano.Per Fratel Angelo il container era come un Tabernacolo che con il contenuto delle sue Ostie, fatte di pane, sfama tanti peccatori, proprio così come con il contenuto dei suoi container provvedeva a sfamare tanta popolazione.. Amava il bene concreto, e quella certezza sempre viva a voler vivere la sua vita per gli altri. Ultimamente, pur consapevole della sua malattia ha continuato il suo lavoro. Gesto energico ma sereno, gesto mai esaltato ma compiuto in punta di piedi. Impariamo da Fratel Angelo che la carità é una virtù sola che abbraccia in un medesimo atto Dio e il prossimo. Necessariamente non si può amare Dio senza amare il prossimo perché nel prossimo c'è Dio.  Altra testimonianza: "Avere nel cuore la mondialità", Giornale Miss. Sav. 2015 Redazione Sito Saveriani.it

A “Mensagem da CNBB ao povo brasileiro” elaborada e aprovada pela quase totalidade dos 326 bispos ativos e parte dos 157 bispos eméritos brasileiros presentes na 60ª Assembleia Geral da Conferência Nacional dos Bispos do Brasil (CNBB) foi apresentada pelo arcebispo de São Paulo, cardeal Odilo Pedro Scherer, durante a Coletiva de Imprensa desta sexta-feira, 27 de abril, no Centro de Eventos Pe. Vítor Coelho de Almeida. Acesse a íntegra abaixo: Mensagem da CNBB ao povo brasileiro 

El cuarto domingo del tiempo de Pascua se caracteriza por el Evangelio del Buen Pastor, que se lee cada año. Es bellísima esta parábola. El misterio de la voz es sugestivo. …Por el tono de una voz percibimos el amor o el desprecio, el afecto o la frialdad. La voz de Jesús es única. Si aprendemos a distinguirla, Él nos guía por el camino de la vida, un camino que supera también el abismo de la muerte. Contemplando esta página del Evangelio, podemos comprender el tipo de relación que Jesús tenía con sus discípulos: una relación basada en la ternura, en el amor, en el conocimiento recíproco y en la promesa de un don inconmensurable: «Yo he venido —dice Jesús— para que tengan vida y la tengan en abundancia». Tal relación es el modelo de las relaciones entre los cristianos y de las relaciones humanas. También hoy, como en tiempos de Jesús, muchos se proponen como «pastores» de nuestras existencias; pero sólo el Resucitado es el verdadero Pastor que nos da la vida en abundancia.  Estamos todos invitados a tener confianza en el Señor que nos guía. Pero no sólo nos guía: nos acompaña, camina con nosotros. Escuchemos su palabra con mente y corazón abiertos, para alimentar nuestra fe, iluminar nuestra conciencia y seguir las enseñanzas del Evangelio.  Pero, en un momento determinado, Jesús dijo, refiriéndose a sus ovejas: «Mi Padre, que me las ha dado…». Esto es muy importante, es un misterio profundo, no fácil de comprender: si yo me siento atraído por Jesús, si su voz templa mi corazón, es gracias a Dios Padre, que ha puesto dentro de mí el deseo del amor, de la verdad, de la vida, de la belleza… y Jesús es todo esto en plenitud. Esto nos ayuda a comprender el misterio de la vocación, especialmente las llamadas a una especial consagración.  Jesús nunca deja de llamarnos y de invitarnos a seguirle, pero tal vez sucede que no nos damos cuenta de que es Él. Quisiera preguntaros: ¿habéis sentido alguna vez la voz del Señor que, a través de un deseo, una inquietud, os invitaba a seguirle más de cerca? ¿Habéis tenido el deseo de ser apóstoles de Jesús? Pregunta a Jesús qué quiere de ti y no tengas miedo de seguirlo… Las vocaciones nacen en la oración y de la oración; y sólo en la oración pueden perseverar y dar fruto. (Fuente: Papa Benedicto XVI y Papa Francisco)   COMENTARIOS Dominicos Miguel Ángel Munárriz: La puerta. Las puertas son para entrar. José Luis Sicre: Cuatro títulos de Jesús. Señor, Mesías, modelo, puerta del aprisco. El evangelista propone la imagen de Jesús como pastor. Más adelante introduce un cambio sorprendente y habla de Jesús como la puerta del redil. Enrique Martínez Lozano: El «Buen pastor»: Una imagen ambigua. La humanidad no se divide en pastores y rebaño. Todos sin excepción somos necesitados y todos tenemos algo que ofrecer a los demás. José Antonio Pagola: Escuchar la voz de Jesús. En algunos ámbitos de la Iglesia se insiste más que nunca en la necesidad de un «magisterio eclesiástico» fuerte para dirigir a los fieles en medio de la crisis actual. Rosario Ramos: La “puerta” que une lo humano y lo divino. Jesús se autodefine como la puerta verdadera, como el acceso que nos conecta con nuestra verdadera naturaleza; una nueva puerta que une lo humano y lo divino de cada ser sin excepciones para que tod@s tengamos vida en abundancia.

In memoria di Fr. Angelo Fumagalli Carissimo Angelo, E’ la mia prima lettera che ti scrivo e che spero, che in  quell’eternità dove riposi ora, tu, sorridendomi, troverai certamente il tempo per leggermi e  abbozzarmi quel tuo tipico sorrisetto.  Carissimo Angelo, sosto questa mattina davanti  al tuo corpo senza vita  con un grande magone che mi stringe la gola, proprio mentre mi passano davanti i tanti ricordi della nostra vita passata ad Uvira, nella Repubblica Democratica del Congo, e qui in Italia, e affollano la mia mente e mi riportano, come per incanto, a rivivere, per qualche istante,  proprio quelle emozioni e quei bellissimi ed entusiasmanti momenti. Carissimo Angelo, la tua vita é stata disseminata di tanto bene e di tanto amore, ed  in ciascuna sua epoca hai voluto tu stesso marcarla dalla tua duplice consacrazione umana e missionaria che sapevi discretamente nel tuo agire quotidiano. In ciò sei stato un vero Fratello Coadiutore, proprio così l’aveva l’aveva voluto e creato il nostro Santo Padre Fondatore, San Guido M. Conforti.  Ed è con profonda e semplice consapevolezza, che tu hai sempre ben saputo profondere in tutto ciò che facevi e che amavi poter e dover compiere alla perfezione. Sì, lo ripeto, hai amato la perfezione, e l’hai sempre cercata in tutto e in tutti ma con quella delicatezza e equilibrio che madre natura ti aveva dotato. Carissimo Angelo, mi piace ricordarti proprio là tra i macchinari della tua falegnameria  dell’Economato della Diocesi d’Uvira nella Repubblica Democratica del Congo, sulle sponde del maestoso lago Tanganika e ai piedi dei Monti Mitumba. Sento il rombo di quei motori, e ti vedo tutto attento a dare ordini e consegne ai tuoi cari operai. In quei giorni, stavamo uscendo, dai tempi tanto tetri e crudeli della rivolta mulelista, in cui oltre aver vissuto la prigionia d’Uvira del Vescovo Catarzi e di alcuni Padri e Suore Saveriane (1964), avevamo assistito inermi  all’uccisione dei nostri confratelli i PP. Luigi Carrara, Giovanni Didoné e il Fr. Vittorio Faccin e l’Abbé Albert Joubert (28 novembre 1964),  falciati dalla forsennata furia e ferocia  dei ribelli mulelisti.  Tu eri arrivato ad Uvira nel 1970, sei anni dopo tutto questo terribile disastro, e  ti rendesti subito conto della grande fatica che si faceva per riprendere vita e riuscire a dimenticare quel terribile vissuto. Lì all’Economato d’Uvira incontrasti alcuni testimoni di quelli avvenimenti e sentisti le loro storie, ma soprattutto carpisti quella “grande voglia” che li aveva spinti a “restare” e “riprendere con lena la vita della missione.”   Eri arrivato come aiuto Economo, e ti sei messo subito ben disposto a dare tutto il meglio di stesso.  So bene poter dire questo perché anch’io ho potuto sperimentare di questa tua bravura, che ti era propria e tutta tua, perché quanto cominciavi un’opera non riposavi per non finirla e compierla a dovere. Non lasciavi nulla a metà. Davi tutto il meglio di stesso col silenzio, la passione e col tuo “pizzico” di fede. Mi preme sottolineare questo perché é proprio là che tu giocavi in sintonia con la tua vocazione missionaria. Carissimo Angelo, ti contemplo ora in questa cappella del 4° piano di questa nostra Casa Madre di Parma, disteso e inerme, ma ai piedi del crocifisso che pende dalla parete e con quel “tuo crocifisso posto sul tuo petto e che sembra continuare a ricordarti la tua “ricchissima ed entusiasmante” vita missionaria. Vorrei poter dialogare con te, in questi istanti, in lingua swahili e risentire insieme il profumo e le voci della nostra comune terra di missione, facendoci cullare dalla brezza che le fresche acque del Tanganika ci portano. Carissimo Angelo,  nel pomeriggio 23 aprile ho sentito una grande gioia dentro di me, allorché, parlandoti in swahili, ho notato un bagliore illuminare i tuoi occhi e abbozzare quel leggero palpito di un sorriso sulle tue labbra. Capii allora che mi sussurravi una cosa a te sempre cara, quella  di salutare “la tua Uvira e in particolare i tuoi tanti amici ancora viventi”.  Alla fine, mentre tutto sembrava spegnersi, anch’io aggiunsi, con un grande magone in gola: “Insieme ai tuoi amici ti auguro un buon viaggio nell’eternità di Dio e non dimenticarti di noi”. Ciao. Angelo, ci rivedremo un giorno. E ciò per grazia e misericordia di un Dio che ci ama infinitamente. Luigi Lo Stocco Giovedì, 27 Aprile 2023

LA MAESTRA Quello che vale per il maestro, vale anche per la maestra. In più, lei è mamma e donna ed ha una particolare cura per le ragazze, le bambine. Spesso succede che le sue allieve fatichino a terminare la scuola primaria (6 anni di scuola elementare), perché spesso vengono richieste dalla famiglia, sia per la cura dei fratelli e sorelle più piccoli, sia per i lavori in casa o nei campi. Se poi, qualcuna di loro ha avuto qualche handicap fisico, viene ritirata dalla scuola e messa a mendicare lungo la strada (diverse volte le abbiamo recuperate per portarli e portarle in centri per handicappati, gestiti dalle suore). La mentalità che la ragazza deve stare in casa è ancora forte nei villaggi. E’ l’uomo che ha il primo posto, anche nel proseguire il cammino scolastico. La donna deve rimanere in casa per i figli, per le faccende di casa e le ragazze si devono preparare per il matrimonio (naturalmente senza chiedere loro se sono d’accordo o no). Allora la maestra deve, pazientemente, parlare con i genitori per convincerli che anche la bambina ha il diritto di studiare, perché è una persona e non “una merce di scambio” tra famiglie per avere la dote matrimoniale. Come il maestro, anche la maestra ha molti problemi da risolvere e fra tutti, dar da mangiare ai figli, curare le faccende di casa, ecc. Anche loro poi si impegnano in parrocchia. Tra l’altro, contribuiscono a degli incontri di promozione della donna e a fare alfabetizzazione per le donne che non hanno potuto andare a scuola.  In questo hanno l’aiuto delle suore e anche da qualche associazione umanitaria (Ong). Fa sempre piacere passare al mattino, vicino alle aule dove la maestra insegna. Scrive le frasi o le parole sulla lavagna e poi chiede ai bambini di ripetere in coro e di scrivere sull’unico quaderno che hanno. Quando si bussa alla porta di legno, fanno alzare in piedi i bambini, li fanno salutare in coro e poi si dicono due parole di benvenuto (se si hanno un po’ di caramelle, tante, sono sempre gradite). Durante la pausa del mattino, chi riesce si compra qualcosa e la condivide con altri. E poi si gioca: i ragazzi con una palla di stracci e le ragazze con una specie di danza in cerchio, in cui ognuna si lascia andare e viene sorretta all’ultimo momento. Un modo per stare insieme (ma quanta polvere negli occhi) e per non pensare ai problemi che troveranno al ritorno a casa, prima di tutto cosa mangiare. Sono gli stessi problemi che avrà la maestra. Ma come si dice in Africa “haraka haraka, haina baraka” (la fretta non è benedetta). Insomma, cerchiamo risolvere un problema alla volta, “Mungu akipenda” (se Dio vuole). Oliviero Ferro

IL MAESTRO Mi ha sempre fatto impressione ascoltare un maestro che insegnava a tanti bambini in Africa. Soprattutto per la pazienza, la responsabilità di educarli e soprattutto aiutarli a crescere per un mondo nuovo. Sia lui, come quelli che insegnavano nelle scuole superiori, avevano tanti problemi da superare. Prima di tutto arrivavano presto a scuola. Chi poteva, si pagava il taxi (non avendo l’auto) o altrimenti a piedi. Poi c’era il problema di mangiare, comperare i vestiti, l’assistenza medica che non c’è (deve pagarsi le medicine, deve procurarsi un minimo di materiale didattico e poi… anche lui, come i bambini e i ragazzi, a metà mattina fa una pausa, mangiando quel poco che è riuscito a portarsi da casa. Da non dimenticare che lo stipendio è molto scarso (diciamo, più o meno, sui 200 euro mensili). E naturalmente dovrà anche pensare alla casa e se ha famiglia, a fare in modo che tutti possano avere il minimo indispensabile. Poi dovrà anche andare a coltivare i campi, e anche chiedere l’aiuto dei suoi scolari. Chi è impegnato in parrocchia, dopo la scuola (che finisce verso le tre del pomeriggio), andrà a fare catechismo o altre attività (non avrà avuto il tempo per il pranzo che non c’è: Lo farà, al ritorno a casa, alla sera, quando la moglie o qualcuno della famiglia l’avrà preparato al ritorno dei lavori nei campi). Oltre a tutto questo, non sempre i locali della scuola sono come si deve (il tetto in paglia o in lamiera, le finestre aperte ai quattro venti, la lavagna, attaccata al muro e dipinta di nero, i banchi o tronchi su cui siedono gli scolari. Si arriva anche a 110 per classe…). Però c’è la voglia di lavorare, di aiutare i ragazzi e per questo fa molti sacrifici. Verrebbe da dire che sono degli eroi. Poi ci sono anche i momenti di festa, sia a livello nazionale (festa nazionale, festa della gioventù), che le attività sportive con quel poco che si può avere. Ci si arrangia. Nelle scuole, sotto la responsabilità delle chiese, si riesce ad avere qualcosa di più attraverso i benefattori che mandano  materiale sportivo e didattico. Non so come facciano a resistere a tutte le difficoltà, ma ci sono, anche nei villaggi più sperduti, perché tutti hanno diritto all’istruzione e loro sono quelli che ci mettono la faccia. Oliviero Ferro

Estrazione a premi 2023 Con il numero di marzo, abbiamo inviato la busta con i biglietti dell’Iniziativa missionaria 2023 che si terrà domenica 4 giugno alle 16. Ricordatevi di spedire o di far prevenire la busta con i biglietti e l’offerta (indicando nome, cognome, recapito telefonico e conservando la matrice) entro il 31 maggio. Poi, vi aspettiamo alla Festa di amici e benefattori il 4 giugno con l’Eucaristia, l’estrazione dei premi e un rifresco finale per tutti i presenti.

O arcebispo de Porto Alegre (RS) e atual primeiro vice-presidente da Conferência Nacional dos Bispos do Brasil (CNBB), dom Jaime Spengler, foi eleito presidente da CNBB na segunda-feira, 24 de abril. Ele estará à frente da Presidência da entidade de 2023 a 2027. O sexto dia da 60ª Assembleia Geral dos Bispos do Brasil, o episcopado brasileiro deu início ao processo que vai eleger a nova presidência da CNBB para o próximo quadriênio (2023-2026). Na terceira votação foi eleito Dom Jaime Spengler arcebispo metropolitano de Porto Alegre (RS). Ele tem 62 anos e foi ordenado bispo em 2010. Seu lema episcopal é “In Cruce Glorariari”, Gloriar-se na Cruz. O anúncio da sua eleição foi feito no início da sessão reservada, no auditório Noé Sotillo, no período da tarde. O arcebispo estava ocupando o cargo de 1º Vice-Presidente da Conferência Nacional dos Bispos e deve assumir a cadeira de presidente após a posse oficial da presidência, na sexta-feira, depois que todos os nomes forem eleitos. O episcopado ainda tem que eleger mais três nomes para compor a presidência: 1º Vice-presidente, 2º Vice-presidente e Secretário Geral. Além de 12 nomes para compor a presidência de cada uma das comissões da CNBB, dois representantes para o Conselho Episcopal Latino-Americano (Celam) e dois delegados para o Sínodo 2023. Perguntado pelo atual presidente, dom Walmor Oliveira de Azevedo, se aceita a função a ele confiada pelo episcopado brasileiro, conforme prevê o Estatuto, dom Jaime respondeu: “Com humildade, simplicidade, temor e tremor, mas sobretudo na fé, em espírito de comunhão e colaboração, sim!”. Silvonei José Protz - Aparecida -CNBB

Annuncio della morte di fr. Angelo Fumagalli Dalla Direzione Generale, Roma. Lunedì 24 aprile 2023, alle ore 4.05, è deceduto presso la Casa Madre di Parma il nostro confratello Fr. Angelo Antonio Fumagalli, membro della Comunità della Casa Madre. Aveva 82 anni appena compiuti, essendo nato il 12 aprile 1941 a Desio (Monza e Brianza, Lombardia). Angelo Antonio, all’età di 8 anni sente il desiderio di diventare missionario, ma subito dopo le scuole elementari, comincia già a lavorare in una falegnameria. Pochi mesi dopo, grazie all’incontro con p. Costantino Mogliani sx (r.i.p.), entra nella Scuola Apostolica di Cremona nel novembre del 1953 dove frequenta le scuole Medie (’53-’56). Dopo l’anno di Noviziato a S. Pietro in Vincoli, emette la prima professione religiosa e missionaria il 5 novembre 1960. Subito dopo la prima professione, viene inviato a Piacenza (allora casa di formazione per le Vocazioni Adulte) come responsabile della falegnameria, della sagrestia e come autista (1960-1962). Dal 1962 al 1968, Fr. Angelo è impegnato sostanzialmente come addetto alla Procura delle Missioni prima a Genova-Pegli (1962) e poi dal 1963 al 1964, a Parma (nuova sede). A Parma (allora sede della Direzione Generale) è anche addetto alla casa, vice economo e autista della Direzione Generale. Sempre a Parma emette la Professione Perpetua il 25 novembre 1969. Dopo un anno di studio del francese a Parigi (1969), e dello Swahili a Bujumbura (1970), Fr. Angelo risiede ad Uvira (RD Congo) come economo della residenza vescovile e direttore della falegnameria. Nel 1975 è richiamato a Parma, dal Segretariato delle Missioni, come magazziniere e spedizioniere della Procura delle Missioni fino al 1978. Dal 1978 al 1983 è nuovamente ad Uvira (episcopio) come aiuto dell’economato generale diocesano. Dal 1983 al 1985 ritorna a Parma come vice economo dello Studentato Teologico – Filosofico. Dal 1985 al 1996 (eccettuando un periodo di cure vissuto a Parma), Fr. Angelo si trova ad Uvira, impegnato nell’economato generale diocesano. Dal 1997 al 2008 vive a Parma – Casa Madre, impegnato prima come aiuto economo e poi economo locale. Dal 2008 al 2021 lavora nella Procura delle Missioni a Parma, dapprima come procuratore (2008-2020) e poi come collaboratore. Dal 2021 si trovava in Casa Madre collaborando nei vari servizi ai confratelli. “Da quasi tre mesi mi trovo a Bujumbura, Burundi, per apprendere lo Swahili, lingua nazionale del Congo. Lo studio della lingua mi è piuttosto difficile, ma la buona volontà non manca e spero di impararlo presto per poter passare definitivamente in Congo per il mio lavoro. I sacrifici non mancano, ma le gioie sono molte e ben più grandi dei sacrifici. Sento di trovarmi al mio posto, realizzando l’ideale che fin da piccolo ho avuto e la vocazione che il Signore mi ha donato senza alcun mio merito. Per esprimere giudizi sull’Africa è ancora presto, ma posso dire di essere strabiliato dalla fede autentica delle persone che incontro…Il giorno del mio onomastico ho accompagnato il Vescovo di Uvira a Luwungi per l’amministrazione delle cresime. In quei giorni, mentre attendevo le pratiche per i miei documenti, ho diretto una ventina di muratori: stanno costruendo il nuovo laboratorio e la falegnameria dove anch’io lavorerò come responsabile non appena avrò terminato lo studio della lingua. Un vero falegname sa partire da zero, ma deve anche lavorare per creare l’ambiente di lavoro…”.(dal Settimanale del Circondario di Monza, “Il Cittadino della Domenica”, 6 giugno 1970). Riposi in pace. Redazione Sito Saveriani.it

St. John Paul II in his message for the 38th World Day of Prayer for Vocations, said: […] Within the Christian community, each person must discover his or her own personal vocation and respond to it with generosity. Every life is a vocation, and every believer is invited to cooperate in the building up of the Church... However, we turn our attention, in a special way, to the need and the urgent requirement for ordained ministers and for persons who are ready to follow Christ on the arduous path of consecrated life in the profession of the evangelical counsels." Though I have only less than a year of being vocation director in our delegation, the last three lines of Pope John Paul the Second's message quoted above resounds personally inwardly to me to realize the need for ordained ministers. Based on my little experience, yet not in a pessimistic way of seeing things for the near future, we are facing a period of "vocational crisis." As I have been visiting some places, schools, and parishes in the Philippines, many young people in their teens and twenties seem to have so little motivation and love toward the life of the Church, so much more to consecrated life; in addition and this is very crucial for us, If I may dare to say even worst, to carry out our specific charism for the evangelization of non-Christians. The COVID-19 world pandemic is marking, if not changing, our habits. The crisis is proliferating in all aspects and hitting the life of many, including the faith-spiritual element of young people, which is closely related to vocation. Since years before the pandemic, we have been facing this crisis 'heavily' due to the continuous decrease in the number of vocations to the priestly ministry and consecrated life. Hence, vocation today is receiving an intense backlash, though the pandemic is not the only reason. The spiritual life, participation, and engagement in the Church life of the youth today appear very shallow. How then do they feel the call, the vocation to the consecrated life? However, this obliges us to rethink and seek new strategies to promote vocations. It is hard indeed, yet still with an open-ended hope for the bounty of vocation to consecrated life. For fulfilling this hope of "catching" for more young people, collaboration is a MUST. Of course, as a vocational director, I should do more -a frontline, so to speak. Yet, our parishes should also provide activities and ministries that can foster "the culture and love for vocation for the youth" in a particular way for consecrated life. Furthermore, the family -parents, take a significant portion in forming, educating, and introducing their children to religious and consecrated life. Yes, we are facing the crisis vocational crisis to consecrated life. But this is not yet game over. There are a lot of opportunities in the crisis. There are ways we can do, to not give up on the realities. We have learned how effective it can be to work in teams, strategically use social media, and build up support networks by collaborating with vocation directors of other congregations, schools, teachers, lay partners, and religious sisters. A culture of vocation promotion also invites each of us, Xaverian Missionaries, to take personal responsibility for promoting vocation to religious and consecrated life, especially to young ones and families, and continue giving witness to lives that inspire and attract the young. Indeed, fostering such a culture goes far beyond the work of vocation promoters alone. Finally, for my reflection, as I have been doing vocation promotion, also facing the unpleasant reality of the youth who have very little interest in consecrated life and ordained minister, I ask myself: Does my life, as an ordained minister-priest and consecrated person, attracts people? Maybe another reason for the "crisis" of vocation is my witness of life is "not attractive and fascinating enough" in the eyes of the young. Let us ask the Lord, the Owner of our work, to send us new laborers to His vineyard, Xaverian. Our father, St. Guido M. Conforti, intercede for us. 

El evangelio de este domingo —el tercero de Pascua (A)— es el célebre relato llamado de los discípulos de Emaús (cf. Lc 24, 13-35). En él se nos habla de dos discípulos de Cristo que, el día siguiente al sábado, es decir, el tercero desde su muerte, tristes y abatidos dejaron Jerusalén para dirigirse a una aldea poco distante, llamada precisamente Emaús. A lo largo del camino, se les unió Jesús resucitado, pero ellos no lo reconocieron. Sintiéndolos desconsolados, les explicó, basándose en las Escrituras, que el Mesías debía padecer y morir para entrar en su gloria. Después, entró con ellos en casa, se sentó a la mesa, bendijo el pan y lo partió. En ese momento lo reconocieron, pero él desapareció de su vista, dejándolos asombrados ante aquel pan partido, nuevo signo de su presencia. Los dos volvieron inmediatamente a Jerusalén y contaron a los demás discípulos lo que había sucedido. La localidad de Emaús no ha sido identificada con certeza. Hay diversas hipótesis, y esto es sugestivo, porque nos permite pensar que Emaús representa en realidad todos los lugares: el camino que lleva a Emaús es el camino de todo cristiano, más aún, de todo hombre. En nuestros caminos Jesús resucitado se hace compañero de viaje para reavivar en nuestro corazón el calor de la fe y de la esperanza y partir el pan de la vida eterna. En la conversación de los discípulos con el peregrino desconocido impresiona la expresión que el evangelista san Lucas pone en los labios de uno de ellos: «Nosotros esperábamos...» (Lc 24, 21). Este verbo en pasado lo dice todo: Hemos creído, hemos seguido, hemos esperado..., pero ahora todo ha terminado. También Jesús de Nazaret, que se había manifestado como un profeta poderoso en obras y palabras, ha fracasado, y nosotros estamos decepcionados. Este drama de los discípulos de Emaús es como un espejo de la situación de muchos cristianos de nuestro tiempo. Al parecer, la esperanza de la fe ha fracasado. La fe misma entra en crisis a causa de experiencias negativas que nos llevan a sentirnos abandonados por el Señor. Pero este camino hacia Emaús, por el que avanzamos, puede llegar a ser el camino de una purificación y maduración de nuestra fe en Dios. También hoy podemos entrar en diálogo con Jesús escuchando su palabra. También hoy, él parte el pan para nosotros y se entrega a sí mismo como nuestro pan. Así, el encuentro con Cristo resucitado, que es posible también hoy, nos da una fe más profunda y auténtica, templada, por decirlo así, por el fuego del acontecimiento pascual; una fe sólida, porque no se alimenta de ideas humanas, sino de la palabra de Dios y de su presencia real en la Eucaristía. (Fuente: Papa Benedicto XVI)   COMENTARIOS Dominicos  Miguel Ángel Munárriz: El Señor. “Y nosotros somos testigos de ello”. José Luis Sicre: Del desencanto al entusiasmo. Los relatos de apariciones pretenden confirmar en la fe de la resurrección de Jesús. A esa certeza se llega por los dos elementos que terminarán siendo esenciales en las reuniones litúrgicas: la palabra y la eucaristía. Enrique Martínez Lozano: Una nueva forma de presencia. Los “relatos de apariciones del resucitado” hablan de la presencia de Jesús, pero con el añadido de que no era fácilmente “reconocible” subrayando que no es equiparable a su estado anterior. José Antonio Pagola: No huir a Emaús. No son pocos los que miran hoy a la Iglesia con pesimismo y desencanto. No es la que ellos desearían. Guadalupe Labrador: ¿Seguimos caminando hacia Emaús o estamos volviendo a Jerusalén? El texto de los discípulos de Emaús precioso de Lucas es una de las catequesis pospascuales que resuena con fuerza en nosotros y nos puede ayudar a descubrir si estamos realmente viviendo como discípulos y discípulas de Jesús Resucitado o seguimos añorando al crucificado.  

As Christians, we believe that we are God's children. If we believe that we are God's children, we also believe that God is our father, who cares for and guides us until we understand who we are. In this case, we must believe that we have grown with God step by step since the beginning. So, when we talk about sin—the "absence of a good relationship with God"—we must also talk about grace because we are growing up under God's Love. We recognize that we are sinners when we notice how excellent and grateful God's Love is to us, and when we face that, we feel more guilty about ourselves. In other words, we believe that our understanding of God's Love through our life experiences helps us to recognize that we are sinners but that we are also children of God whom God always loves in the relationship between God as a father and human beings as his children. That is one way to understand where sin originated. God created heaven and earth out of his Love in the beginning, separating the material and immaterial and gathering them together in one place. God filled it with creatures of all kinds that are good to one another. When God created things, they were already good, but to make it complete, he created humans in his image to care for and fulfill all things so that humans become the one of all goodness. The history of humanity began there. Humans progress as God's children, one step at a time. The first step is that God always keeps humans as "babies" under his wings. Since the beginning of time, humans have attempted to imitate what God did; to imitate what God said, to converse with God, to learn how to think, and to make friends with God and others. Then humans began to learn about themselves, their surroundings, and the presence of God's Love in their midst. God is always with them in this relationship, guiding and accompanying them to be more vigorous in body and feeling so that they can grow in their knowledge. Whatever humans did at the time was always geared toward learning from God, and as a result, humans can be said to be the 'image of God.' In the second step, God loves humans as "teenagers," guiding them; he is always with them, but he has given them more opportunities to stand with their understanding. In this case, humans grew according to their nature—feelings, and thoughts—so God also provided some rules to help humans maintain good discipline and be prepared to face the conditions around them. As a result, God brought humans to know his world, the earth, so that humans could learn to love the other creators. Humans began to use their knowledge to think about themselves and discover their way of life—their identity compared to other things. Humans were still labile in this condition, facing new things in their lives, to know and follow the rules of God; what were the necessary things for their life, or they follow their desire. In the third step, God continues to share his unconditional Love with humans as an "adult," guiding them with the Love planted within them. God gave humans more freedom to be full humans as God's children. As a result, humans were more stable in using their knowledge, feelings, and beliefs that they were already an "image of God" in this world. They began looking for God's Love's greatness with them in this relationship from the beginning. Through the illumination of God's Love in them, they discover that their entire life was a creation of God's Love. They realized that they had frequently done innocuous things to God but had always loved them. They felt their relationship with God, who accompanied them on their journey to know His Love, but they frequently followed what they thought was good. So on. Finally, humans recognized the greatness of God's Love in their lives and realized that, since the beginning, they had done many things contrary to God's Love, but God had always loved them, so humans felt guilty about-facing God. According to this viewpoint, the more they felt God's Love, the more guilt they felt. As a result, the origin of sin began with the realization of how great God's Love was and what humans had done in their relationship with God. In summary, as humans, they grew step by step as bodies, feelings, and understanding; humans began to recognize the greatness of God's Love. And then they noticed their guilt—how frequently they broke their relationship with God, misunderstand God's Love, and yet God still loves them. Realizing our situation through God's Love, they believed they have already committed sins and cut themselves off from God and his goodness. The origin of sin began at this point.

CONVEGNO MISSIONE OGGI 2023 / LA VIA SINODALE La Chiesa non può che essere sinodale, diceva Giovanni Crisostomo. Ma lo è stata? Lo sarà? Il Convegno di “Missione Oggi” vuole far propria la sfida che papa Francesco ha lanciato a tutta la Chiesa cattolica: “Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”. Bergoglio lo ha ribadito più volte, anche ai vescovi italiani, facendo leva sul Concilio Vaticano II, ma anche a partire dalla sua esperienza di Chiesa latinoamericana, da Medellín (1968) ad Aparecida (2007), fino al Sinodo Panamazzonico (2019). La sinodalità, infatti, è una dimensione costitutiva e costituente della vita e della missione della Chiesa, che esige una continua riforma dei suoi stili di vita, delle sue pratiche di discernimento e strutture di governo. Insomma, una conversione di mentalità che implica il passaggio a un nuovo modo di procedere che si fonda sulla base e comprende tutto il popolo di Dio. ISCRIVITI ONLINE PROGRAMMA 09:00 Accoglienza 09:30 Saluti istituzionali 09.45 Introduzione: Mario Menin, direttore “Missione Oggi”, modera Franco Ferrari, del gruppo redazionale “Missione Oggi” 10:00 "La via sinodale / Forma e riforma missionaria della Chiesa", Mario Grech, cardinale, segretario generale del Sinodo dei vescovi / Roma 10.45 "La sinodalità / Stile di un popolo che Dio raccoglie e invia", Rafael Luciani, teologo, docente all’Università Cattolica di Caracas e al Boston College, esperto della Commissione teologica della segreteria generale del Sinodo 12.00 Forum di discussione   12.30 Pausa pranzo 15:00 "Sinodalità e riforma strutturale e ministeriale della Chiesa", Serena Noceti, teologa, docente all’ISSR della Toscana, socia fondatrice del Coordinamento teologhe italiane, già vicepresidente dell’ATI (Associazione Teologica Italiana)  15:45 "Sinodalizzare la Chiesa / L’esperienza latinoamericana", Mauro Castagnaro, giornalista specialista di America latina e redattore “Missione Oggi” 16:30 Forum di discussione 17.00 Conclusioni a due voci: Eliana Zanoletti, madre canossiana, esperta di catechesi, Canossa campus / Brescia, Giacomo Canobbio, teologo, già presidente dell’ATI (Associazione Teologica Italiana) e coordinatore del CATI (Coordinamento delle Associazioni Teologiche Italiane) COME ARRIVARE A SAN CRISTOMissionari Saveriani, via Piamarta 9, 25121 Brescia Per arrivare: dall’autostrada: uscita Brescia Centro; seguire indicazioni per “Santa Giulia”. Giunti in piazzale Arnaldo, girare dietro al monumento e prendere la seconda a destra (via A. Mario), uscire in piazza T. Brusato, girare a destra fino ad imboccare il varco ZTL (anche se rosso), immettersi in via dei Musei, girare a sinistra e continuare fino alla prima a destra (via G. Piamarta), quindi salire verso la chiesa di San Cristo ed entrare nel parcheggio dei Missionari Saveriani. Per uscire: (per piazzale Arnaldo) da via G. Piamarta: proseguire fino a via dei Musei, attraversare e imboccare via V. Gambara, continuare fino a via C. Cattaneo, girare a destra e proseguire fino a via Gabriele Rosa, girare a sinistra fino a via Trieste e, ancora a sinistra verso piazzale Arnaldo; (per galleria T. Speri) da via G. Piamarta: proseguire fino a via dei Musei, attraversare e imboccare via V. Gambara, continuare fino a via C. Cattaneo, girare a destra e proseguire fino a via G. Mazzini, quindi ancora a destra verso la galleria. DOVE MANGIARE La pausa, prevista dalle 12.30 alle 15.00, consentirà a tutti i partecipanti del convegno di scegliere, liberamente, dove pranzare e di effettuare, nel restante tempo, una breve visita ai monumenti del centro storico di Brescia. Redazione Missione Oggi

Entre os dias 19 a 28 de abril, acontece a 60ª Assembleia Geral da Conferência Nacional dos Bispos do Brasil (CNBB). O encontro do episcopado brasileiro se realiza, como todos os anos, no Santuário Nacional de Nossa Senhora Aparecida, em Aparecida (SP). O tema central dessa Assembleia é a Avaliação Global da Caminhada da CNBB nos últimos quatro anos. Ao encerrar o quadriênio iniciado em 2019, a atual Presidência apresenta o relatório das atividades realizadas e encaminha as eleições dos seus novos membros (presidente, 1º e 2º vice-presidentes e secretário-geral) e dos presidentes das 12 Comissões Episcopais Permanentes. Também serão escolhidos dois representantes da CNBB no Conselho Episcopal Latino-Americano (Celam) e dois bispos que participarão do processo do Sínodo sobre a Sinodalidade, em Roma. Durante uma das reuniões do Conselho Permanente os bispos fizeram os testes no sistema de votação que será utilizado nas eleições da nova Presidência da CNBB e dos presidentes das Comissões Episcopais, bem como dos representantes da CNBB no Sínodo e no Conselho Episcopal Latino Americano (Celam). Muitos os jornalistas credenciados que seguirão os trabalhos no Centro de Eventos Padre Vitor Coelho de Almeida, onde os bispos estarão reunidos. A imprensa, presencial e virtual vai receber comunicados, releases e orientações sobre o evento por e-mail e/ou WhatsApp, além de terem a possibilidade de participação nas coletivas de imprensa, tanto presencial quanto remotamente. Por conta do processo sinodal, as Diretrizes Gerais da Ação Evangelizadora da Igreja no Brasil (DGAE) não serão atualizadas nesta assembleia eletiva, conforme é feito tradicionalmente. O objetivo, neste campo, segundo o secretário-geral da CNBB, dom Joel Portella Amado, será “discernir o caminho da Igreja no Brasil rumo à atualização das diretrizes”. Esse processo será continuado na perspectiva da escuta e da incorporação dos resultados do Sínodo cujas assembleias ocorrem neste e no próximo ano. Os bispos divulgaram uma carta sobre esse processo de atualização. As Assembleias Gerais da CNBB são momentos de convivência e de oração conjunta entre os bispos e de decisões sobre a missão da Igreja no Brasil. Na oportunidade, serão preparadas três mensagens do episcopado: ao Papa, ao prefeito do Dicastério para os Bispos e ao Povo Brasileiro. Esta deverá ser divulgada no dia 27 de abril. Além da reflexão sobre a caminhada nos últimos anos, os bispos abordarão prioritariamente questões como o regimento da entidade; o relatório econômico, textos litúrgicos e assuntos de liturgia e doutrina. Até o momento, 15 temas diversos já estão definidos na pauta, como as análises de conjuntura eclesial e social, o Acordo Brasil – Santa Sé, as Campanhas da Fraternidade, o 15º Encontro Intereclesial das CEBs e a saúde integral do clero. Sobre os trabalhos de preparação para esta 60ª Assembleia Geral da CNBB o subsecretário adjunto geral da CNBB, padre Patriky Samuel Batista, conversou com a Rádio Vaticano - Vatican News... Todos os dias, no Santuário Nacional, às 18h30, os bispos participarão das celebrações eucarísticas da 60ª AG CNBB. Haverá também uma celebração penitencial no dia 23 de abril e uma celebração inter-religiosa, no dia 26 de abril. O retiro espiritual será realizado no sábado, 22, e domingo, 23. Silvonei José – Aparecida – Vatican News